La Procura di Enna ha emesso un avviso di conclusione indagini per falsa testimonianza nei confronti di Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, e monsignor Vincenzo Murgano. Le accuse derivano dalle dichiarazioni rese durante il processo a don Giuseppe Rugolo, condannato a marzo scorso a 4 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale su minori.
Le origini del caso Gisana
L’indagine ha avuto origine da una querela presentata da Antonio Messina, archeologo ennese, il cui esposto fece scattare l’inchiesta che portò all’arresto di don Rugolo. La denuncia di Messina, assistito dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, sostiene che Gisana e Murgano avrebbero fornito in aula testimonianze non veritiere durante il processo.
I silenzi della Chiesa
Nelle motivazioni della sentenza di condanna di Rugolo, i giudici del Tribunale di Enna hanno sottolineato il mancato intervento della Chiesa. Secondo i magistrati, il vescovo Gisana era pienamente consapevole delle segnalazioni di abusi, ma non avrebbe adottato alcun controllo o provvedimento per proteggere i fedeli. Questo comportamento omissivo è emerso chiaramente nella documentazione processuale.
Il commento di Antonio Messina
Antonio Messina, denunciando le incongruenze nelle testimonianze di Gisana e Murgano, ha dichiarato: “Di fronte alle tante bugie emerse durante le indagini e le deposizioni, mi sarei aspettato che il tribunale trasmettesse autonomamente gli atti in Procura. Tuttavia, apprendo con soddisfazione che la Procura sta comunque proseguendo il proprio lavoro”.
Un processo destinato a far discutere
Il caso Rugolo ha portato alla luce non solo gli abusi perpetrati, ma anche presunte complicità e silenzi all’interno delle gerarchie ecclesiastiche. La nuova inchiesta sulla falsa testimonianza rappresenta un ulteriore tassello di un complesso scenario giudiziario, che continua a scuotere la Chiesa e l’opinione pubblica. I prossimi sviluppi potrebbero rivelarsi decisivi per fare chiarezza sulle responsabilità di tutti gli attori coinvolti.