La comunità di Piazza Armerina, in provincia di Enna, è scossa da un tragico evento che ha coinvolto una ragazzina di soli 15 anni, non più tra noi. La procura di Enna ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di istigazione al suicidio, sulla base di informazioni che suggeriscono possibili dinamiche di revenge porn che potrebbero aver influito sulla decisione della giovane di togliersi la vita.
Secondo quanto riportato, i magistrati stanno indagando su voci circolate tra amici e compagni di scuola della ragazza, secondo cui sarebbero state diffuse alcune immagini personali della quindicenne su diverse chat. Per questo motivo, è stato disposto il sequestro dei dispositivi informatici della ragazza, avvenuto nella giornata successiva al tragico evento. Le autorità vogliono chiarire non solo se esistano foto compromettenti, ma anche la natura di queste immagini, per capire se abbiano realmente contribuito al suo gesto estremo.
La ragazzina, recentemente trasferitasi dal nord Italia a Piazza Armerina con la sua famiglia, frequentava un istituto superiore della città, dove, secondo testimonianze, non sembrava integrarsi completamente. Il giorno prima della tragedia, avrebbe avuto un litigio acceso con un’altra studentessa, un episodio che potrebbe avere innescato una spirale di eventi culminata nella sua decisione fatale. Dopo aver lasciato la scuola prima del termine delle lezioni, la giovane è tornata a casa, situata in una zona rurale, dove, purtroppo, ha trovato la morte utilizzando la corda di un’altalena nel giardino.
La madre della ragazza, rientrata dal lavoro poco dopo le 13:30, ha scoperto il corpo della figlia e ha allertato immediatamente i soccorsi. Nonostante i tentativi dei medici del 118 di rianimarla per circa 30 minuti, purtroppo non c’è stato nulla da fare.
Questa tragedia sotto i riflettori mette in evidenza le problematiche legate al bullismo e al revenge porn, sottolineando l’importanza di una maggiore attenzione e sensibilizzazione nei confronti dei giovani. Le autorità e le istituzioni scolastiche sono chiamate a un’azione condivisa per prevenire simili eventi e creare un ambiente più sicuro e rispettoso per tutti gli studenti. Le indagini proseguono, con la speranza di fare chiarezza su quanto accaduto e di fare luce su un fenomeno che affligge sempre più i giovani della nostra società.